Peccato di Gola, Dante e Oggi

Canto VI Dante Inferno

L'inferno di Dante, terzo cerchio, il peccato della gola. Fa sorridere pensare che per aver mangiato troppo si rischia di essere costretti a rotolarsi in un fango putrido e maleodorante, colpiti da una pioggia gelida, con Cerbero, un gigantesco e spaventoso cane a tre teste che ti sbrana selvaggiamente in eterno!! 
Dante vedeva questo come un peccato che induce a distruggere la propria dignità, che porta ad essere egoisti, interessati solo a ingozzarsi, anteponendo il cibo di fronte ai principi importanti della vita e del rispetto per gli altri. L'unica meta è l'ingordigia, simbolo quasi dell'incapacità totale di porsi dei limiti, di controllare i propri impulsi. 
Altri tempi forse? In effetti sì, ma una gran esaltazione della gastronomia c'è anche al giorno d'oggi, cosa che si nota particolarmente in televisione: tutti i canali dimostrano a raffica programmi di cucina, gare di torte, inviti a cena, ristoranti a confronto, ricette condivise dalla propria cucina, e molto altro. La gente si diverte a guardare le puntate mirate al mangiare, si segna le ricette, le ripropone, è diventato quasi una ragione di vita: chi per l'ossessione di cucinare, chi per l'ossessione di mangiare.
Ai tempi di Dante mangiare era un obbiettivo: non tutti ne avevano a sufficienza. Oggi si parla di spreco e della patologia della bulimia. Non siamo poi così lontani dai poveri peccatori della gola del medioevo! 
Si cerca di riempire il vuoto intorno a noi e il vuoto in noi. Ingurgitiamo di tutto, dal fast food al rumore costante. Sempre on line, sempre al telefono, sempre con la televisione accesa, la musica nelle orecchie mentre si passeggia (e sempre con le cuffie: neanche il nostro corpo può più gioire nelle melodie che ascoltiamo!)... staccati, passivi, apatici, non curanti delle persone vere che ci circondano e isolati dal  mondo. La tendenza a stordirci in ogni modo immaginabile. 
Il silenzio è diventato un lusso!
Tutto per non pensare. Per non esistere.  Ai tempi di Dante c'erano piu punti di riferimento, forse meno tentazioni; meno individualismo ma decisamente più sicurezza. La nostra società mi sembra che galeggi in un mare grigio senza meta: gli immagini e i suoni ci tolgono la  capacità (e il desiderio) di immaginare, di creare. Non abbiamo più desideri perchè sembrerebbe che non sappiamo neanche cosa vogliamo veramente.

Share

Share this page

on your social networks